domenica 10 novembre 2013

UN PO' DI MACRO ECONOMIA EUROPEA: semplice e spicciola !!!

Cerchiamo di capire un pò la situazione europea per renderci conto di come stanno veramente le cose.
Nella tabella sotto sono riportati tutti i debiti dei paesi europei evidenziando anche quelli della zona euro. Si nota chiaramente che la maggior parte nel 2013 hanno peggiorato la loro situazione rispetto al 2012 nel rapporto debito/pil.

 
 
Se consideriamo che, facendo la media, il debito pubblico in Europa è salito al 93,4% del Pil nell’eurozona e all’86,8% nell’Ue a 28 Paesi nel secondo trimestre, a fronte dei rispettivi 92,3% e 85,9% dei primi tre mesi del 2013 si evidenzia, quindi, come sembrerebbe impossibile arrivare al 60% del rapporto debito/pil secondo i parametri imposti dal fiscal compact. (60% rapporto debito/pil e 3% rapporto deficit/pil).
 
Il pil (prodotto interno lordo) è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici residenti e non residenti nel corso di un anno, e destinati al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici, alle esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali). Non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi di beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi.
 
Rimanendo su questa definizione viene da se supporre che per rispettare i parametri o si riduce il debito utilizzando e destinando le somme delle entrate per ripagarlo, comportando minori investimenti dello Stato e conseguente minor circolazione della moneta, o si utilizzano le entrate per  fare maggiori investimenti aumentando i consumi e di conseguenza la produzione interna.
La seconda soluzione sembrerebbe quella ottimale ma non la più facile in quanto per ottenerla ci vorrebbe, comunque, più moneta da immettere in circolazione e/o rimodulare la spesa.
 
Per immettere più moneta non si possono aumentare le tasse in generale, altrimenti si otterrebbe l'effetto contrario (minor consumo), ma forse rimodulando la spesa (eliminando sprechi e privilegi) ed ribilanciando la tassazione (tassare di più chi ha di più e di meno chi ha di meno) si potrebbe ottenere quel di più necessario per rilanciare l'economia e quindi aumentare il PIL, ma forse questo ancora non basta.
 
Un altro fattore molto importante potrebbe essere quello di ridurre l'import ed aumentare l'esport.
Infatti un parametro fondamentale del pil e la bilancia di pagamenti tra export ed import quindi aumentanto l'export si aumenta il pil e di conseguenza i rapporti debito/pil e defict/pil diminuiscono (un pò quello che fa la Germania e in misura minore la Francia).
Ma se tutti i Stati membri dell'europa facessero così nessuno riuscirebbe ad aumentare l'export nel marcato interno europeo, si dovrebbero cercare altri mercati extra europei ma questi potrebbero fare altrettanto.
 
Da qui si deduce un fatto fondamentale, essendo il pil europeo al 86,8% e ben al di sopra del 60% ottimale, se uno Stato membro in Europa aumenta il suo pil tramite l'export (restando pari nel mercato interno) ci deve essere un altro Stato che lo riduce, per tornare alla stessa percentuale del 86.8%, a meno che l'Europa, nel suo complesso, esporti di più in altri mercati, diminuendo la suddetta percentuale, ma questo comporterebbe la diminuzione del pil dei mercati extra europei e conseguente aumento del rapporto debito/pil in quest'ultimi.
 
Sembrerebbe un cane che si morde la coda ma vediamo di capire quale potrebbe essere la strada giusta da seguire.
 
Se l'Europa ha un rapporto medio debito/pil all'86,8% è impossibile che tutti gli Stati membri raggiungano il 60% richiesto (il rapporto medio dovrebbe essere già pari al 60%) quindi se qualcuno lo raggiungesse ci deve essere, obbligatoriamente, un altro al 110/120% per stare nella media. Per stare tutti al 60% anche l'europa deve avere un rapporto medio al 60% quindi per raggiungerlo deve aumentare le esportazioni a danno di altri mercati che si vedranno diminuito il pil.
Forse, però, per questi altri mercati non è un problema se il PIL diminuisce perchè hanno la moneta sovrana e quindi, se ne avranno bisogno, stamperanno facendo inflazione e svalutando la moneta che gli consentirà di riacquistare maggiore competititività per i loro beni prodotti nel mercato mondiale,  riaumentando il loro export a danno dell'Europa.
 
Allora, come si è visto, è perfettamente inutile fare una battaglia interna all'Europa tra i vari Stati membri, se non si risolve il problema con gli altri mercati, quindi bisogna capire bene come l'Europa reagirà e maggiormente come intende rapportarsi con tutti gli Stati membri per fare una politica unica  per dirimere tutte le controversi e contradizioni tra i vari popoli che la compongono.
 
Quindi l'Europa dovrebbe prima riequilibrarsi nei confronti degl'altri mercati, anche svalutando un pò l'euro immettendo moneta sul mercato (ma non nelle banche) e poi adottare una politica unica per cercare di equilibrare il suo mercato interno investendo dove serve di più (come dovrebbe fare l'Italia con il suo meridione) adottando le giuste e buone regole per la crescita, dove più serve chiaramente, non per la recessione.
 
Se non si riesce a capire questo, se non si riesce a fare una vera politica europea unica sul sociale, sull'economia, sul fisco ect non si risolveranno mai i problemi dei singoli Stati membri dell'Europa, ci sarà sempre uno che prevarrà sull'altro. Allora si dovrà valutare se conviene uscire dall'euro o rimamerci. In sostanza o l'Europa cambia rotta o l'uscita dei Paesi dall'euro zona è inevitabbile.
 
Alla luce di tutto questo l'Italia, ma anche tutti gli altri Stati membri, devono capire cosa intendono fare. Il problema va risolto a livello europeo adottando le giuste politiche, altrimenti i sacrifici dei singoli Stati sono perfettamente inutili.
 
Si spera che quanto sopra espresso possa indurre a far riflettere sulle azioni da intraprendere sia in Italia sia a livello europeo.
 
Enea Giancaterino - attivista m5s
 


martedì 5 novembre 2013

EUROPA ed EURO: situazione catastrofica !!!!

Lunedì 4 ottobre si è svolto un convegno nella Nuova Aula dei Grippi della Camera organizzato dal M5S con la presenza di diversi economisti pro e contro l'Euro e l'Europa. Il convegno è stato organzzato per capire come stanno effettivamente le cose e per iniziare a formare un programma politico ed una linea da seguire in vista delle imminenti elezioni europee a maggio 2014. Questo è il link del video completo: http://webtv.camera.it/evento/4237 
Quello che ne è uscito fuori, infine, assevera che questa Europa così comè concepita non va, Euro o no Euro. Il problema principale è la mancanza di coesione tra gli Stati membri, la mancanza di una politica comune sul fisco, sul sociale, sullo sviluppo ect.
 
Si è evidenziato che arrivare ad una politica comune sia quasi impossibile perchè ci sono culture e modelli di vita diversi tra i popoli, ci vorranno diversi anni per uniformare il tutto ed il tempo non c'è.
 
Si è evidenziato, anche, come ci sia un certo egoismo tra i diversi popoli, avvalorato da comparazioni storiche su quanto avvenuto negli Stati Uniti d'America, per cui sperare che un popolo, come i tedeschi per esempio, sia disposto ad accettare che le loro risorse vengano utilizzare per aiutare un altro popolo, come i greci o gli italiani, sia alquanto irrazionale. Inoltre agire con determinazione, battendo i pugni sul tavolo per ottenere diverse condizioni più agevolate, minacciando la fuori uscita dall'euro, che sicuramente creerà un danno a quei paesi oggi considerati economicamente forti, potrebbe sviluppare ancor di più odi e contrasti tra i popoli peggiorando la situazione sia dal punto di vista dei rappoti economici che sociali nonchè di collaborazione.
 
E' uno scenario non del tutto roseo, anzi si potrebbe dire sconcertante, ma quello che non è emerso è che ci potrebbero essere altri attori nella situazione europea che non si evidenziano, che rimangono dietro le quinte e manovrano i Governi.
 
Infatti, dallo scenario attuale, pare evidente che i Governi europei siano come dei burattini manovrati da qualche altra entità esterna, ma molto influente, che deternima gli avvenimenti.
Il proverbio dice dividi et impera quindi mantenere questa situazione di attrito fra i popoli giova sicuramente a qualcun'altro che rimane nascosto, per ora.
 
Il sospetto forte nasce dall'istituzione del MES (comunemente, e forse faziosamente, rinominato fondo salva Stati) dove i Governi degli Stati aderenti si privano delle loro disponibilità economiche, anche con notevoli sacrifici, per istituire un fondo che in qualche modo viene gestito dai Governi nazionali ma di cui i componenti sempre più spesso sembrano scelti in modo non del tutto  democratico, in cui la BCE e il FMI hanno un ruolo importante, anche se non sembra. Questi personaggi, come i dipendenti ed i beni del MES sono immuni da qualsiasi giurisdizione nazionale degli Stati membri aderenti.
 
Viene da se che uno Stato aderente al MES (quindi che ha contribuito finanziariamente alla costituzione) dovesse chiedere un aiuto economico (quindi utilizzare il fondo salva Stati) dovrà, oltre che restituire il finanziamento alle condizioni dettate dal MES a prescindere delle situazioni economiche del momento,  accettare di mettere, anche, a garanzia dei pezzi di Stato (beni mobili ed immobili) che in caso di non rispetto delle condizioni potranno essere pignorati.
Sembrerebbe niente di preoccupante, se uno Stato viene privato di un bene immobile (fabbricato, terreno, azienda ect.) facciano pure, ma poi saranno i nuovi proprietari ad sobbarcarsi delle tasse relative ai beni pignorati per cui lo Stato, a distanza di alcuni anni, potrebbe ripagarsi il bene stesso pignorato.
Purtroppo le cose non stanno cosi, i beni pignorati ad uno Stato insolvente diverranno immuni da qualsiasi giurisdizione quindi non possono essere sequestrati, pignorati, soggetti a tassazione e quant'altro ad opera dello Stato da cui provengono e di qualsiasi altro Stato aderente al MES.
 
Si tratta quindi di una vera e propria conquista territoriale, come accade con le guerre, solamente che questa è una guerra fatta senza armi belliche, ma solamente finaziarie.
Immaginiamo la Grecia che usufruisce del fondo salva Stati, sicuramente nella situazione di recesso in cui si trova non potrà ripagarlo, e quindi a seguito dell'insolvenza gli vengono pignorate le sue isole famose in tutto il mondo per storicità e bellezza. Queste isole divverranno delle zone franche dove la Grecia non avrà più nessun potere, quindi il suo territorio verrà ridimensionato e di fatto si sarà costituito un altro Stato di cui la proprietà, sia immobliare che umana (abitanti residenti) saranno soggetti a nuovi Governi o Padroni.
Immaginiamo che la stessa sorte potrebbero subire il Portogallo, la Spagna, l'Italia ect. il quadro che ne verrebbe fuori sarebbe apocalittico. Si inizia dai Paesi più in crisi, chiaramente, ma poi verranno coinvolti anche quelli più forti, come la Germania, che dovrà sottostare al volere di questi nuovi Stati, non più sovrani ma padronali, in quanto la sua economia inizierà ad entrare in crisi, a causa della diminuzione delle esportazioni (oggi aspetto fondamentale per l'economia tedesca).
 
Può sembrare eccessiva questa analisi catastrofica, inverosimile, ma ci sono molti elementi che inducono a pensare il contrario come altri elementi portano a credere che ci sia una certa manipolazione, anche attraverso i media, per mantenre alti gli attriti tra i popoli, le rivalità e le divergenze, altrimenti il "progetto conquistatore" potrebbe arenarsi.
 
Tornando a l'Euro e l'Europa è un bel problema, se si discutesse "dentro o fuori" questi attriti e divergenze tra i popoli si alimenteranno, viceversa se si rimanesse comunque dentro convincere gli altri Stati (i più forti economicamente) nella necessità di convergere su tematiche comuni ed aiutare i più deboli, adottando politiche sociali, economiche, fiscali condivise sembra quasi impossibile o perlomeno ci vorrebbero diversi anni che attualmente non ci possiamo permettere.
 
Sembra quasi che ci sia un destino segnato, non ci sia soluzione, ma forse se si riuscisse a coinvolgere di più i cittadini, a far capire loro cosa sia più giusto ed a responsabilizzarli sulle scelte, forse una speranza c'è, altrimenti andremo, man mano, verso più una dittatura mondiale con le conseguenze che si possono immaginare.
 
Enea Giancaterino - Attivista m5s