domenica 31 marzo 2013

DISCUSSIONE AL SENATO IL 02 APRILE 2013 sui 40 miliardi alle Imprese



 

ORDINE DEL GIORNO

Martedì 2 aprile 2013, alle ore 15
7a Seduta pubblica


Discussione del documento:
Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 19. Link documento in discussione  Doc. LVII-bis, n. 1
E' una discussione molto importante e come al solito, secondo la prassi della vecchia politica,  si decide una cosa  del genere a ridosso delle festività Pasquali senza avere la possibilità di analizzare ed approfondire il tema.
In prima analisi sembrerebbe tutto ok, tutto molto condivisibile, ma la Risoluzione nasconde, come al solito, imbrogli ed allusioni con il solito modo di procedere che si è sempre adottato finora, ma questa volta si vuole tirar dentro anche il M5S.
In sostanza con la Risoluzione si vuole stanziare, nel 2013 e 2014, circa 40 miliardi per finanziare, in parte, il credito dello Stato verso le imprese, indebitandosi ancor di più con L'Europa o la BCE, quindi aumentando ancora il debito pubblico già oltre i 2000 miliardi, calcolando di incidere ancora sul PIL per un -0,5%, portando lo stesso al limite del -3%, oltre il quale non si può andare per rispettare i parametri imposti dalla stabilità.
Purtroppo credo vivamente che tale parametro non si rispetterà, anche in conseguenza di quest'ulteriore prestito, superandolo tranquillamente dopo 3/4 mesi con la conseguenza che l'Italia verrà ancor di più declassata e lo spread salirà ancor di più portando la commissione europea a chiederci, per poter accedere a tale finanziamento, altri sacrifici e riforme lacrime e sangue, a danno sempre dei cittadini, chiaramente.
E' proprio il metodo che non va! e poi dicono che vogliono il cambiamento. Questa risoluzione non fa altro che adottare lo stesso metodo usato finora, indebbitarsi ancor di più per risolvere i problemi ma alla fine si tampona solamente e per poco tempo. Si fa presente che tale finanziamento risolve in parte il debito dello Stato verso le imprese (pari o superiore a 70 miliardi) e buone parte dello stesso viene utilizzato per sanare i debiti creati con le banche dalle imprese medesime.
 
Il M5S non deve partecipare a questo ulteriore imbroglio, illudendosi di fare la cosa giusta, ma proporre una Risoluzione alternativa e più incisiva, secondo il suo programma e visione della crisi.
 
Una soluzione possibile potrebbe essere la seguente.
 
Premesso che il maggior problema per le Imprese, che hanno crediti con le Amministrazioni dello Stato ed Enti Locali. è il pagamento delle tasse e contributi verso le amministrazioni stesse nonchè nel vedersi i loro beni, strumentali e non, pignorati da Equitalia per i mancati versamenti. In seguito a ciò alcuni hanno preferito adottare soluzioni estreme che tutti conosciamo.
La Risoluzione in oggetto dovrebbe puntare e mirare a tutt'altro e cioè:
 
1) se non ci sono i soldi sufficenti per pagare le imprese queste dovrebbero poter scontare il credito con le amministrazioni statali o locali compensadolo con il pagamento delle tasse e contributi che esse  dovranno pagare nell'anno corrente ed in quelli successivi fino ad esaurimento del credito stesso (tra i soldi da prendere e quelli da dare allo Stato alla fine il conto si pareggia).
2) lo Stato in questo caso non si indebbiterà ulteriormente con i mercati finanziari, ma avrà un calo delle entrate erariali che dovranno essere compensate con il taglio delle spese superfle, con il taglio dei costi della politica, ottimizzando la spesa pubblica e riequilibrando le disparità sui grandi guadagni e grandi stipendi, tassando maggiormente chi guadagna di più, anche le operazioni finanziarie, come è nella logica ed obierttivi della tassazione fiscale che oltre a finanziare lo Stato serve anche per livellare equamente i diversi strati e classi sociali della comunità (si pensi al punto del programma del rapporto 1/12 tra lo stipendio minimo e quello massimo in una azienda o in una amministrazione pubblica).

3) La Risoluzione dovrà prevedere l'istituzione di un sistema (generato da un software), presso l'Agenzia delle Entrate, in cui si gestirà un conto fiscale on line dell'impresa creditrice dove le amministrazioni dello Stato e degli Enti Locali faranno confluire tutti i loro debiti verso le imprese entro 15 giorni dalla richiesta delle stesse, indicando a quale Titolo e Capitolo del loro bilancio sono state caricate o facevano riferimento (spese correnti, per investimenti o altro) riportando, oltre al debito relativo, l'importo totale del capitolo. L'impresa creditrice potrà usufruire di detto conto fiscale per effettuare tutti i pagamenti di tasse, tributi, contributi previdenziali ect. presso qualsiasi amministrazione pubblica o dello Stato. Il programma (software) rilascerà ogni volta, quando l'Impresa usufrirà del conto fiscale, un codice identificativo del prelievo operato da riportare sul modello di pagamento (F23 o F24) in modo che l'amministrazione ricevente verifichi la disponibilità.
Il programma consentirà, anche, di verificare la correttezza e conformità dei bilanci pubblici delle diverse amministrazioni al fine di accertare quali siano state le cause dei mancati o ritardati pagamenti alle Imprese. Eventuali illeciti saranno perseguiti secondo la normativa vigente con azioni verso gli amministratori respopnsabili (Legge 14 gennaio 1994, n. 20 della Corte dei Conti).
Le somme così utilizzate dalle Imprese saranno decurtate dai trasferimenti dello Stato, nell'anno di riferimento, verso le amministrazioni interessate. Le stesse amministrazioni dovranno operare tagli e risparmi della spesa per conpensare la minor erogazione dei trasferimenti dello Stato.

 
Chiaramente la Risoluzione da proporre va analizzata ed approfondita maggiormente ma questa, credo, sia la strada da perseguire secondo il programma e gli obiettivi del M5S in conformità con le idee per cui i cittadini hanno dato fiducia al movimento.
 
Il M5S dovrebbe contrastare fortemente la Risoluzione proposta dal Governo ma nello stesso tempo spiegarne chiaramente i motivi proponendo una alternativa molto più valida ed efficace.
 
Enea Giancaterino, attivista M5S







ECCO I 10 SAGGI DI NAPOLITANO: Il solito inciucio della vecchia politica

Altro che dieci “saggi”. Quelli che ha tirato fuori Napolitano dal cilindro per scrivere la road map di riforme essenziali per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti, se possibile. Eppure, sorprendentemente, saranno loro a dover costituire il “tesoro” di idee e provvedimenti su cui il prossimo Presidente della Repubblica si dovrà basare per formare (forse) un nuovo governo. C’è di che restare senza parole. Sono nomi che rappresentano gli assi portanti di quell’antico sistema politico e istituzionale che ha portato l’Italia nel baratro in cui si trova oggi. Lentamente ma sistematicamente. E adesso siamo di nuovo nelle loro mani.
A destare scandalo è soprattutto la commissione cosidetta “politico-istituzionale”. E fatto salvo il nome di Valerio Onida, costituzionalista di area piddina, sugli altri corre rapido un brivido lungo la schiena. A partire da Luciano Violante, con tutto il suo passato partitocratico alle spalle, simbolo della storia più antica (e non sempre limpida) del Nazareno (ma nel suo caso si potrebbe parlare meglio di Botteghe Oscure). E poi Mario Mauro, uomo di Monti (e di Cl, fino alle ultime elezioni vicinissmo a Roberto Formigoni) che qualcuno voleva a presidente del Senato al posto di Pietro Grasso, di cui non si ricordano negli anni particolari exploit legislativi nel segno del cambiamento.
Ma soprattutto Gaetano Quagliariello, ex vicecapogruppo del Pdl al Senato, uomo delle leggi ad personam di Silvio sulla giustizia, dunque personaggio di stretta osservanza berlusconiana, primo tra i soldati di prima fila del Cavaliere e (anche lui) personalità su cui l’intero centrodestra si sarebbe speso per fargli avere una carica istituzionale. Dopo quello che ha fatto per loro. E per il suo Capo. Ecco, Mauro è l’uomo di un Monti che continuerà a governare l’Italia nonostante i disastri economici e le figuracce cosmiche internazionali (i Marò) e Quagliariello è un portabandiera di Arcore. Davvero non c’era nulla di meglio sul mercato? Davvero è questo la summa della intellighenzia politica che Giorgio Napolitano ha saputo esprimere in un momento tanto drammatico per la democrazia? Cosa potranno mai studiare di nuovo queste cariatidi politiche del sistema? Che avranno mai da tessere e rinnovare elementi che mai sarebbero stati eletti davvero dal popolo se non ci fosse stato il Porcellum? L’unica cosa che possono partorire, a ben guardare, è un inciucio codificato sotto forma di programma da servire freddo sul piatto del prossimo presidente della Repubblica come unica via per avere un nuovo governo. D’inciucio, s’intende, non certo di rinnovamento.
Ma anche l’altra commissione, quella chiamata a studiare le emergenze economiche e sociali del Paese, non è meno inquietante. Si parte da Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, istituto che continua a fotografare lo stato del Paese senza aver mai suggerito una misura utile al suo sviluppo neppure per sbaglio e di Giovanni Pitruzzella, presidente del’autorità garante della concorrenza e del mercato, istituto abbastanza inutile se si considera che in Italia, com’è noto, non c’è una legge sul conflitto d’interessi degna di questo nome, per cui l’operato del Garante è stato fino a oggi abbastanza oscuro. Ma si resta ancora senza parole quando lo sguardo arriva ai nomi di due degli altri membri della commissione; uomini strettamente legati uno a Monti e l’altro alla storia del Pci, ovvero ministro Moavero Milanesi e il senatore Filippo Bubbico. E che anche il terzo, Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca D’Italia, è “cresciuto” dopo l’entrata in scena del governo Monti. Insomma, il “sistema” al potere che viene chiamato a rinnovare se stesso. Un paradosso
Napolitano, proponendo questi nomi, ha certamente deluso le aspettative di chi, soprattutto tra i giovani della politica anche in Parlamento (e non stiamo parlando solo dei grillini) si aspettavano una scossa. Invece, Napolitano oggi è tornato ad essere quel “Morfeo” di grillesca memoria, che trovandosi nell’impossibilità di fare alcunchè per partorire un nuovo governo, ha deciso di “addormentare” il sistema con questa sorta di “bicamerale ghiacciata” composta da chi, come si diceva, è in alcuni casi l’emblema di tutti ciò che gli italiani vorrebbero lasciarsi alle spalle. Insomma, il capolavoro di Napolitano è questo: Monti resta al suo posto (e chissà per quanto tempo) e per il resto è stata mandata letteralmente la palla in tribuna, fermando il gioco. Un’astuzia da antico politico, quale certamente Napolitano è, che ha anche archiviato senza scosse l’era Bersani, facendolo uscire di scena in modo netto, senza appello. Per quanto molto morbido.
Intanto, si è aperta ufficialmente la crisi del Pd, i cui esiti saranno certamente drammatici, ma non è questo certo il punto. Il vero scontro, quello più acceso, si giocherà sulla successione al Qurinale. E il Parlamento si trasformerà in un Vietnam. Insomma, il Capo dello Stato, ancora una volta, ha messo la sordina al cambiamento, fischiando il “tutti negli spogliatoi” e lasciando la patata bollente di riscattare, in qualche modo, il Paese dal torpore all’uomo del Colle che verrà. I supplementari, se ci saranno, li giocheranno (loro, i partiti) tutti con un altro arbitro. Che si troverà però vincolato al suo predecessore dal patto di sistema che verrà sancito in questa “bicamerale”. E sarà ancora un inciucio. Senza sbocco. Ma il prezzo di questo stallo e di questo “nuovo” che avanza e continua a dettar legge puzzando di polvere e di muffa ci costerà (a noi, cittadini) ancora moltissimo

sabato 30 marzo 2013

IL GOVERNO CHE PUO' SOSTENENRE IL M5S

Consultazioni M5S: no Governi politici o pseudo-tecnici
 
Il M5S non da nessuna fiducia a Governi politici e pseudo tecnici ma vuole un Governo fuori dagli schemi tradizionali ed usuali. Le votazioni dello scorso 24/25 febbraio hanno espresso una precisa volontà, ci vuole un cambiamento radicale della politica (quella buona). Ad operare tale soluzione di cambiamento non possono essere gli stessi attori che non lo hanno mai voluto, che hanno sempre operato secondo criteri personalistici ed opportunistici e secondo le convenienze dei loro schieramenti politici. Nelle urne si è espressa una precisa volontà, da una parte gli elettori del M5S (circa il 25,55% degli italiani) vogliono una politica giusta e coerente, diversa, e da una parte un 25 % circa degli italiani (coloro che non hanno votato perchè sfiduciati) non vogliono avere a che fare con questi partiti ormai superati. Potenzialmente ci sono più del 50%  degli italiani che vorrebbe cambiare registro, sistema, e l'unica organizzazione politica espressione di tale cambiamento è il M5S, ecco perchè dovrebbe essere lui incaricato di formare il Governo e le forze politiche che veramente vogliono il cambiamento devono permettere ciò, pena la loro completa scomparsa. Il Governo che si deve formare deve rigorosamente rispettare la volontà dei cittadini e non quella delle autorità governative, non elette democraticamente, dell'Europa per cui solo un governo con questi obiettivi può essere sostento dal M5S che si è fatto portavoce di questa volontà e sovranità popolare.
Formare un Governo rappresentato da questi partiti (PD e PD-L) non porterebbe da nessuna parte, si continuerebbe a fare quello che si è fatto finora, tante promesse puntualmente disattese.